A volte penso che l’essere umano sia come uno di quei mobili cinesi antichi, pieni di cassettini nascosti e in larga parte inutilizzati.
Sono lì, intriganti e misteriosi, sfuggenti all’occhio comune e pronti ad accogliere segreti e preziosi.
Talmente discreti nello sfuggire all’occhio che ci si dimentica della loro esistenza, vinti dalla pigrizia neuronale che ci offre con costanza e dedizione percorsi definiti.
Noi siamo così: pieni di risorse anche impensabili, ma che non utilizziamo perché nella nostra vita di tutti i giorni ci appiattiamo su tre o quattro reazioni base che determinano il nostro carattere, almeno agli occhi degli altri.
I cassettini nascosti vengono dimenticati.
Poi accade qualcosa, arriva in casa un bambino curioso e vivace e nella sua voglia di esplorare inizia a frugare tra le cose della casa e in un’ondata di luce e colore fa emergere il tesoro prezioso.
Cosa c’era nei cassettini?
C’era il coraggio, la speranza, la forza di lottare e un cuore grande, o un grande cuore più pesante certo del piccolo cuore che pulsa sangue ogni giorno per tenerci in piedi. Questo cuore è grande almeno 10 volte l’altro, e pulsa amore al punto che la sofferenza per l’insufficienza del piccolo cuore scompare soppiantata dal desiderio di darsi.
In un altro cssettino ho trovato delle vecchie abitudini: il mio mac, una tazza di caffè e il silenzio della mattina presto per scrivere.
Ogni evento della vita, per quanto spaventoso, può avere la magica funzione di ricordarci chi siamo, cosa siamo in grado di fare…”cosa siamo in grado di fare” , molto diverso da ciò che crediamo di poter fare.
Le grandi sferzate sono messaggi che la vita ci manda per svegliarci dalla lobotomia quotidiana che ci fa pensare che sia tutto qui, che non ci sia più niente da vivere, da fare e da dire. E che sarà sempre tutto così.
Ci vuole l’irruenza di un bambino in effetti, che ignaro dello strappo che riceve la tua vita, ti annuncia candido che stai per affrontare una delle prove più dure della tua vita, però puoi aprire i cassettini in cambio. E in bocca al lupo.
E quindi eccomi qui, sveglia presto di domenica mattina con il silenzio intorno e una tazza di caffè a pensare a mobili vecchi e cassettini nascosti.
Chiudo un ciclo come il Brucaliffo e mi preparo a trasformarmi nella farfalla che sono destinata ad essere.
Grazie papà.