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venerdì 6 aprile 2012

38 anni

Ho ancora voglia di festeggiare il mio compleanno, questo non è molto cool. Non sarebbe molto più fico se disdegnassi con superiore distacco il festeggiamento legato alla consapevolezza di essere ancora viva dopo 38 anni? Qualcuno ha idea di cosa sono 38 anni? Di quante cose accadono ogni giorno, quanti momenti di gioia, quante difficoltà, quanti rischi. Quante cose da imparare, da fare, da scordare, da mettere via per chissàungiornoforse. Quante. Moltiplicate tutto per 38 anni, quattrocentocinquantesei mesi, e avrete la mia vita. Una vita che, a dispetto degli eventi e della mia noncuranza, si ostina a restarmi attaccata addosso, costringendomi ad amarla, mio malgrado a volte.
Ma un festeggiamento ha bisogno di alcuni elementi necessari a definirlo tale, essenziali per renderlo completo. Pochi elementi, ma di qualità: una buona bottiglia, qualcuno di speciale con cui condividerla, una cosa buona da fumare e una serata calda da starsene fuori a fottersene di tutto. E poi, solo per me, in silenzio, qualcosa di prezioso. Un passo in avanti che non lasci impronta sulla strada dietro di me, uno spostamento di punta, l’essenziale avanzamento dopo il quale un evento perde il contorno di dramma e si trasforma in alibi. E con questo, un regalo completo diventa perfetto.
Ho scoperto che sono molto forte, ma lo sono quando sto da sola.
Ho capito che la mia disinvoltura verso le persone nasconde la paura che possano ferirmi.
Ho scoperto di essere allergica al latte, e ho dovuto dire addio alla pastiera napoletana e alla mozzarella.
Mi piace addormentarmi vicino a lui.
Parlo nel sonno, e a volte lo faccio in tedesco.
Preferisco le marmellate scure a quelle chiare.
Alessia mi ha detto che qualunque cosa accada, io lei e Patrizia non siamo sole perché abbiamo NOI. Queste parole sono il regalo più bello ricevuto negli ultimi anni.
Voglio crescere, anche se so che la mia altezza non subirà variazioni positive.
Amo cucinare, ma solo se posso farlo per qualcuno.
Vorrei potermi sentire finalmente a casa accanto a qualcuno, ma so di essere ancora nel mezzo dell’oceano.
A volte piango, e vedo le mie lacrime nere di rimmel macchiare il cuscino come se il male uscisse da me per sporcare qualcosa che non è più il mio cuore.
Mi piace svegliarmi presto la mattina quando non lavoro, fare colazione e rimettermi a letto.
Non posso vivere senza musica.
Ho bisogno di scrivere per non soffocare e per capire.
Ho bisogno di leggere per non soffocare e per capire.
Ho bisogno che mi si aiuti a parlare, per non soffocare e per capire.
Ho paura.
Amo il sole, ancora di più il sole al mare.
Ho scoperto che mi piacciono i bambini e ogni volta che ci penso piango.
Ci sono persone per cui darei la vita.
Mi piace imparare cose nuove.
Adoro camminare scalza.
Mi piace essere spogliata.
Il caffè deve essere ristretto e amaro.
La cioccolata fondente
A volte sono felice da fare schifo.
Voglio continuare a vivere.

sabato 5 novembre 2011

I will

Io scrivo, scrivo e che mi frega se tu pensi che non ha un fine, che non è commerciale, che non porta iscritti a un corso, non trasmette contenuti non dimostra quanto sono fico.
Quello è il tuo scrivere, non il mio.
Se poi da qualche parte è depositato uno scritto, avente valore legale e che mi dimostri che scrivere ha senso solo se produce fatturato o “mi piace” ad una pagina o ancora se mi aumenta le mail di stalking da parte di fan impazzite davanti ad una distesa sconclusionata di parole che io definisco ipnotiche allora (prendo fiato), di grazia, gradirei leggerlo.
Poi però sarei davvero molto triste.
Un paio di giorni fa ho letto quelle righe su un foglio spiegazzato.
I will.
Non riesco a togliermelo dalla mente.
Non poteva parlare di chiunque, parlava di sè. Così distante, parlava anche di me.
I will.
Perchè non puoi non farlo, quando ti accorgi che il guardiano in armatura delle tue emozioni si addormenta solo quando gli racconti una favola, non puoi non farlo, devi scrivere. Addormentarlo, dissolvere la nebbia ed emergere.
Un saluto veloce, troppa gente, solo la tua voce un po’ bassa, quasi soffiata per arrivare giusto al mio orecchio nella folla, non oltre.
Un urto, un libro, piacere Federica, persone e sguardi incrociati distrattamente. Carino qui, bella giornata di sole, ottobre, voglia di camminare, torniamo in Trastevere a piedi sì, avviamoci, ciao a presto! Eccoti qui, sei qui, adesso ti vedo, sempre più familiare.
Vieni verso di me, adesso sì, che vieni verso di me, e ti sento vicino quanto la tua mano che mi attraversa i capelli.
Aggiungiamo propositi alla lista di ciò che faremo quando ci vedremo da soli, un imminente mai.
Vorrei essere sempre quella di un momento così, camminare sulla scia di me. Ci credo davvero che potrei essere sempre leggera, libera, anche bella senza rincorse inutili verso contorni definiti da altri. E vorrei mille di quelle carezze, la mano su un fianco che mi avvicina, la voce che mi gira intorno al collo e tutto perfetto così, col sole fuori e la pancia piena.
I will.
Lo farò, vi prego non tentate di persuadermi ancora che la dietrologia aggiunge spessore, con l’illusione di un apparente dietro...ahahahah! Cosa può aver dietro un davanti di cartapesta?
E il valore del tempo dove lo lasciamo? Ci vuole tempo per costruire le cose, non pezzi di carta, non frasette autocelebrative pubblicate su un sito. Il tempo sì, lento, paziente, veritiero, comprensivo ed elegante, solo dirà chi sei. Ma tu non sei chi sei, tu sei cosa fai, ecco perchè quando sto con te mi annoio.
Lo farò, anche solo per farti dispetto, per sentire i tuoi commenti presuntuosi e vuoti, colmi di pregiudizi.
Quella mano ancora nei miei capelli, i miei capelli ancora da accarezzare, così corti ormai.
La mano che mi avvicina, io mi avvicino, un imminente mai. Come incontrarsi senza poi salutarsi,mai. Questa è verità, sì, qui c’è il tempo e il suo valore reale, cose non bruciate in fretta, ma centellinate e godute.
Dorme, il guardiano dorme, le emozioni salgono su su, mi riportano tutto: il calore, l’anello, il sapore di fragole, il sole fuori e le mie gambe nude sotto il vestito, le calze nella borsa.