lunedì 11 giugno 2012

Sexy B.

Era stato un gesto deciso, inesorabile. La mano aveva preceduto il pensiero, la pancia la logica: portami a cena, vienimi a prendere. “Vieni e scopami”, questo l’inequivocabile sottotesto del messaggio.
Lui aspettava da tempo quel momento, non sapeva bene come prenderla, lei a volte simpatica, altre scostante, comunque mai del tutto leggibile, con quell’aria che non saprebbe spiegare meglio se non con la parola “altrove”. Adesso era lì, seduta davanti a lui che sgranocchiava una bruschetta al pomodoro mentre lui aveva già divorato anche la pizza, anticipando famelico quel desiderio che ormai gli schizzava fuori dai pori. A volte dover riempire di socialità quegli spazi necessari a giustificare una scopata è più macchinoso di una partita a scacchi. Glielo potresti dire chiaramente: senti io ho una voglia di scoparti che la metà basta, finisci la pizza e andiamocene. Cristo come sarebbe tutto più facile, poi dicono che noi uomini siamo sistemi binari, senza sfumature, ma quanto sarebbe più semplice la vita! Tanto vogliamo tutti e due la stessa cosa che ti credi? Mica stavi qua sennò , te ne stavi con le amiche tue a sorseggiare spritz in qualche localetto del cazzo se volevi chiacchierare, non stavi qui, di fronte a me, con quell’espressione da zoccola. E pensare che ti ho appena fatto il complimento più bello che un uomo possa rivolgere alla propria donna, e tu non lo saprai mai perché se te lo dicessi saresti costretta ad offenderti che la conosciamo entrambi la manfrina femminista.
Pago, mi avvicino e ti prendo, sì ti prendo anche se siamo ancora in mezzo alla gente io adesso voglio sentire la tua pelle sotto le mani. Ti sento morbida, non resistente, sento che cedi e ti abbandoni incurante e divertita dalla mia voracità e dal luogo, le persone. Mi guardi con quegli occhi sfrontati mentre ti bacio che sembri volermi sfidare ma non sai che rischi piccola, tu non lo sai che ti faccio io adesso.
Ti sfondo, giuro che ti sfondo. Sei calda, hai una fica stupenda, mi viene voglia di farti male, di farti urlare dal piacere e dal dolore. Sei una scopata pazzesca, dio che ti faccio, senti quanto è duro, lo senti? Sei tu che me lo fai diventare così, tu, con quella faccia da troia, con questo corpo sensuale, con i tuoi gesti, gli sguardi. Oddio non ci devo pensare, non devo pensare, no, non devo farlo altrimenti vengo, e io non voglio venire perché voglio farti godere ancora, bella quando vieni, vieni ancora, ancora, vieni per me, vieni da me…
Aveva chiuso il libro con un sospiro profondo, si era allungata rilassata sul letto stiracchiandosi dopo le ore passate a studiare prima, distraendosi con quel  racconto di B. dopo. Domani l’esame, avrebbe dovuto riposarsi e farsi una bella dormita ma in realtà, a dirla dritta per dritta, aveva voglia di scopare, senza starci nemmeno troppo a girare intorno.
Il telefono era proprio lì, portami a cena, vienimi a prendere.

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