giovedì 10 novembre 2011

Che c'è da ridere?

Su Repubblica fanno vedere la foto e il video di un enorme tapiro depositato di fronte a Palazzo Grazioli. Tutto intorno, una folla di curiosi sghignazzanti per la vistosa ed inequivocabile presa per il culo perpetrata ai danni del governo Berlusconi che sta finalmente affondando.
Finalmente…è davvero pensabile un finalmente di questo tipo? Era questo, che volevamo? Un paese affondato con una ferita oltre i 500 punti di Spread, davanti alla quale tutti inorridiamo, per soffocare subito dopo risatine davanti a quelli di Striscia la Notizia che, come sciacalli dopo un uragano, cavalcano l’onda del populismo strappando facili consensi ad una cittadinanza stordita e in ginocchio.
Lasciamo che sia questo a rappresentarci?
Lui ci ha fatto così tanto male, ferendo mortalmente la nostra dignità?
E un debito che regala a chi si propone di sanarlo un interesse posizionato sul 7% non ci dice niente?
Quale titolo oggi corrisponde un interesse così alto? Forse un titolo azionario, in corrispondenza del rischio che si assume chi lo sottoscrive. Rischio che l’azienda di cui entrano a far parte possa crollare, o semplicemente non produrre fatturato. E noi, modelli broker, ci lanciamo euforici, isterici nel gioco di borse convinti di rischiare l’affarone del secolo.
E l’azienda che finanziamo con le nostre tasse? L’azienda di cui già partecipiamo degli utili, o inutili, viste le condizioni in cui versa oggi, dico, di questa azienda non vogliamo sentirci partecipi?
Cazzo, l’Italia vi sta dicendo che il suo debito vale il 7% di interesse annuo a chiunque voglia credere che questo tunnel abbia una luce che ne indichi l’uscita. Chi deve crederci se non noi?
La BCE? I grandi industriali che intravedono l’affare sapendo che il default dell’Italia è , in realtà, l’evento meno probabile allo stato attuale delle cose?
Quello spread, quell’interesse che i media ci propinano come termometro della malattia dell’Italia, è in realtà il più grosso affare che il nostro paese ci sta offrendo per riscattarci, per riprenderci l’Italia, con gli interessi.
Si chiama BTP.
Si prenota nell’ufficio postale più vicino a voi, e alla fine vi farà ridere molto più del maxi tapiro davanti Palazzo Grazioli.

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