martedì 1 maggio 2012

Felicità in busta paga

Quanto è importante inseguire la felicità? Sembra la solita frase quasi eterea, scollata dalle necessità pratiche che ogni giorno ci mettono davanti a scelte guidate dalla misura di cosa puoi comprare col denaro ricevuto per venderti.
E i sentimenti? E la ricerca? E la gioia, l’amore, l’amore quello vero, quello che supera il tempo e resiste a tutto, silenzioso e forte.
La vita richiede approfondimento, vivere richiede coraggio ed espressività sempre nuova per comunicare con discrezione e dignità che non sei ancora stanco di esserci, che sei disposto a dare e a darti, a dispetto di tutto.
Non si parla di soldi, è vero.
Mia madre, nella sua lunga carriera professionale, ha guadagnato come un parlamentare. Non è mai stato un problema comprare, pagare multe, risolvere problemi. Lei ci si è drogata con il senso di potere che le dava il denaro, convinta in totale buona fede che quella fosse la chiave per essere felice. E forse, a modo suo, lo è stata anche.
Adesso però, che è in pensione da qualche anno, quella felicità sembra svanita. Non è che non abbia più denaro a disposizione, anzi, è solo che adesso sembra essere rimasto davvero solo quello.
Io non la vedo quasi mai entusiasta, deve accadere qualcosa di davvero grosso per emozionarla, a meno che non si tratti qualcosa nella vita di noi figli e allora è sempre partecipe affettuosa e attenta. Ma della sua di vita che ne ha fatto? Ho paura a chiederglielo e allora me lo chiedo qui, lasciando a diplomatici puntini di sospensione la risposta...
So solo che fino ad un anno fa io ero più o meno come lei. Non sono mai arrivata a guadagnare quanto lei ma tutto ruotava intorno alla carriera che mi avrebbe portato a gonfiare la mia busta paga.
A giugno saranno dodici mesi, e a me sembra di aver arricchito la mia vita come mai prima d’ora.
Il bene per te stesso porta gioia nella tua vita, e la tua vita, quando si sente amata, ti riporta le persone amate, amate da sempre.
Tempo fa scrissi del mio confronto con i suoi occhi, del conflitto fra la sua libertà e la mia frustrazione inconfessata, della deriva inesorabile verso la fine di...noi.
Ma quel post si concludeva con un “forse”, piccolo sintomo di una speranza che aveva iniziato a svegliarmi, che anticipava le scelte che sarebbero seguite e la strada intrapresa con coraggio ieri, orgoglio oggi.
Non so che persona sarò domani, non lo so davvero, ma a te che mi sei vicino e che confidi nelle mie capacità dico, forse non avrò soldi da buttare come facciamo (troppo) spesso, ma ti posso garantire che avrai ancora vicino una persona felice, serena, in pace.
E grazie (anche) a TE.

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