giovedì 25 agosto 2011

Estro-iezioni






 Ora pro nobis
Mirame
Hasta la victotria
Ad maiora
Prosit.
A chi tocca non se ingrugna.

mercoledì 24 agosto 2011

Il rumore della felicità

 
Un fiocco di neve che volteggia nell'aria, compie le sue piroette con grazia  e precisione, oscilla dolcemente, nell'esitazione di un istante fermato per sempre, e poi si appoggia lieve sull'asfalto. Silenzioso, quasi inosservato. Perfetto.
Io non credevo che questa felicità fosse così.
Avevo immaginato che sarei corsa gridando dritta dritta in mare tutta vestita.
Pensavo che mi sarei ubriacata, avrei riso, detto a tutti quanto ero felice per avercela fatta, per aver sconfitto i mostri, fino all'ultimo, per aver compiuto questa impresa.
E invece no.
C'è un luogo di calma assoluta dentro di me, al centro del caos di 37 anni di vita. Un luogo di immobilità e silenzio dove il cuore pulsa calmo, senza sussulti, dove tutti i rumori sono ovattati, da dove le voci dall'esterno arrivano lontane, i visi esasperati delle persone intorno a me non mi  riguardano.
Li guardo, li ascolto: è una serata di fine agosto e siamo tutti al mare. Sono simpatici gli amici di Maria, vecchi compagni di scuola che hanno accolto anche me come una di loro. Sono davvero simpatici, di quella simpatia genuina che ti strappa vere risate di cuore.
Nessuno sa cosa ho fatto oggi. Una ragazza ha provato a chiedermi cosa faccio nella vita, sono già un paio di volte che me lo chiede ma io eludo la domanda, adesso mi sembra impossibile rispondere. Sì perché dovrei dirle che io nella vita inseguo la felicità, vado a caccia di stelle e affronto i draghi per catturare quelle più splendenti. Stasera le risponderei così e capisco che non sia il caso.
Resto seduta sulla panca di legno del tavolo sulla spiaggia. Di fronte a me ridono, ad alta voce, si raccontano cose, riportano fatti e parole, i toni mi sembrano leggermente sopra le righe a volte. Forse è il vino, forse il caldo, forse solo le maglie delle catene che stringono e ti portano ad agitarti per respirare. Forse questo è solo un momento in cui cercano di non pensare al risveglio di domani, in cui cercano di lasciare da parte i problemi di lavoro o di relazione che comunque invadono i loro discorsi, senza volerlo.
Li guardo, mi bevo il mio di vino, così fresco, e sono felice di essere presente a me stessa, felice dello spazio che occupo, del silenzio discreto con cui esplodo di gioia. Io che li guardo e mi riconosco nei loro discorsi, nelle loro facce, che ricordo quante volte ho avuto bisogno di essere al centro di qualcosa per non dovermi specchiare nella mia insoddisfazione. Io stasera me ne sto all'angolo, perché ho scoperto questa cosa meravigliosa che quando sei davvero felice non lo gridi, non lo sbandieri, non serve e forse non è nemmeno utile che è una cosa solo tua, da gustarti lentamente insieme a questo vino. Ti accorgi che al mondo esiste un posto giusto, perfetto, tagliato su misura in cui puoi stare comoda e raccolta senza urtare nessuno, dove nessuno urta te. Dove puoi accavallare le gambe, portarti il bicchiere alle labbra, fare una battuta che provoca uno scoppio di risa nella gente, sorseggiare il tuo vino e goderti lo spettacolo davanti a te. E nessuno verrà a dirti che lo spettacolo è finito, o che c'è un biglietto da pagare, no.
E' una serata bellissima, sono serena.
Qualcuno fa volare una specie di piccola mongolfiera di carta di riso che non so chi ha regalato a chi e perché. Mi siedo sulla sabbia con Darietto vicino e la guardiamo gonfiarsi e sollevarsi in aria. Qualcuno grida: "Esprimete un desiderio presto!" La vedo sollevarsi, prendere il volo e diventare sempre più piccola, fino a diventare un puntino luminoso che sembra una stella, poi scompare.
Io il mio pensiero l'ho sussurrato piano. Le stelle lo conoscono già, è un commosso grazie, dal profondo del mio cuore.

lunedì 22 agosto 2011

Il punto della situazione


I giorni sono passati, di cose ne sono accadute tante e di parole ne scorrono a fiumi.
Forse non guasta un piccolo punto della situazione.
Punto della situazione è una di quelle terminologie che odio (insieme ad arsura, valore aggiunto e bomboniera riferito ad un'abitazione) perché mi ricordano inutili e lunghe riunioni in ufficio a parlare di niente, ma necessarie a giustificare persone e tempo impiegati in azienda.
Cercherò quindi di rendere questo punto della situazione qualcosa di utile.
Mi soffermerei innanzitutto sul perché esiste questo, che vorrei ricordare, non è un blog, ma un contenitore di idee che solo apparentemente possono non avere senso, in realtà ce l'hanno, eccome.
Alcuni post fanno parte di quello che sarà un libro, sono stralci lanciati nel web per condividere un viaggio e sentire se regala a tutti lo stesso sapore.
Servono anche per farvi conoscere qualcosa di più di Federica e del suo viaggio.
Il viaggio del cambiamento più difficile ed eccitante della vita. Quello che per anni hai solo potuto immaginare nei tuoi sogni più azzardati, quelli che ti lasciano un languore proprio alla bocca dello stomaco, perché sai che non potranno mai entrare nella sfera del realizzabile.
Un cambiamento che se da una parte penso che vorrebbe la maggior parte delle persone, dall'altra non credevo che fossero così in tanti ad aver messo in atto.
Sto parlando di un semplicissimo cambio di lavoro. Anzi no, mi correggo. Parlo di un cambio di modo di lavorare, di concepire il lavoro, il suo rapporto con il tempo e la vita.
Un processo lancinante quando vivi imprigionato in quella gabbia dorata che è un contratto full time a tempo indeterminato, che solo oggi mi rendo conto essere pari ad un ergastolo; fine pena: mai.
Lo insegui per una vita, pensa te.
La società, i media, i politici (quelli che si spacciano come tali) i genitori, tutti ti convincono che se non ce l'hai sei un emarginato, una zavorra sociale.
E così tu sei lì che implori aziende di incarcerarti e buttare via la chiave, che per pane e acqua tu sei pronto a starci tutta la vita a fare qualunque cosa, non importa se hai studiato anni per realizzare una passione, fa niente, facciamo tutto, siamo pronti.
O almeno così crediamo.
A me è successo questo, ma fortunatamente poi è successo anche altro.
Spesso ci vuole un evento esterno  e aleatorio per rimettere tutto in gioco.
Ci vuole l'evento e tu che lo acchiappi al volo e ne cavalchi l'onda, che prima o poi tanto devi buttarti se vuoi metterti in salvo.
Il  mio è stata la rapina del 16 giugno.
Sono riuscita a ricavarmi il tempo di cui avevo bisogno per fare chiarezza nella mia vita e gettare le basi del mio futuro. Per condividere un progetto con le persone che vorrei ne facessero parte e aprirmi una strada verso il mio orizzonte di sempre.
A breve l'ultimo passo: la mia misura di downshifting, la richiesta di un part-time verticale per poter compiere un altro passo in sicurezza, salvaguardando il valore del mio tempo che non voglio più prostituire e mantenendo insieme la mia indipendenza.
L'ultimo passo non sarà semplice. Devono realizzarsi due cambiamenti: uno nella posizione lavorativa (se non faccio più il Direttore cosa mi metteranno a fare?) e uno nella forma del contratto di lavoro (da full a part time, con modalità e durata da concordare). Il tutto avverrà con estrema probabilità in un clima di forte ostilità nei miei confronti, perché è chiaro che il tuo padrone non vede di buon grado che tu, gallina dalle uova d'oro, smetta di covare.
Una volta che il passo lo fai e poi ti guardi indietro, è proprio come dicono, ti sembra tutto lontano, quasi non riesci a credere di averci messo tanto, di aver fatto tanta fatica a decidere, di aver provato tutti quei sensi di colpa, tutta quella paura, quell'ansia, di non aver dormito la notte…eppure è stato proprio così, e sono contenta di averlo scritto perché altrimenti l'avrei dimenticato e invece va ricordato, perché sia patrimonio di tutti, di chiunque voglia darsi l'opportunità di credere che essere felici sia possibile.
Domani il grande passo, domani mattina. Sono nervosa, stanca, ma per fortuna ho un pacchetto pieno di sigarette e la mia voluta solitudine di questa sera.
Fine del punto della situazione.
Prossimi passi: avanti tutta.
Umore: buono.
Vento: per ora in poppa, prepararsi alla bolina, ma siamo armati fino ai denti.
Saluti a tutti

venerdì 19 agosto 2011

Torniamo a noi

Questi giorni  stanno trascorrendo strani. Lontana da Roma, è sembrato allontanarsi tutto. Sembrato.
Ma non ho dimenticato mai, nemmeno per un minuto, cosa mi aspetta al mio ritorno.
Ho voglia di chiudere questa storia, ormai non mi manca niente per farlo: le idee sono chiare, le energie ci sono, sono anche piuttosto stanca di una situazione lasciata in sospeso.
Ricevo telefonate e messaggi di chi si aspetta che torni, di chi mi aspetta, mi incoraggia a riprendere in mano una situazione in cui si sentono lasciati soli in attesa di me che torni nuovamente a guidarli.
Se sono stati attenti hanno imparato. Finchè sono stata al loro fianco ho cercato in ogni modo di renderli indipendenti, di trasmettergli idee al posto di procedure, di condividere con loro lo spirito con cui lavoro, non semplici direttive su cosa fare e come.
Se mi hanno ascoltato, questo sarà il banco di prova.
Io non ho rimpianti, ho dato loro tutto come faccio sempre, in modo onesto e trasparente.
Forse alcune volte mi hanno preso per una pazza idealista, adesso avranno la prova che non è così, che dicevo sul serio.
Le cose, anche quelle che sembrano le più stantie, possono essere cambiate. Cambiano nel momento stesso in cui tu inizi a a guardarle in modo diverso, modificandone la percezione tua e di chi viene a contatto con il tuo modo di gestirle.
Sono soddisfatta del lavoro che ho fatto. Qualcosa avrei potuto farla meglio probabilmente, ma so che ho fatto quello che in quel momento era il mio meglio, senza risparmiarmi.
Ho una incontenibile voglia di andare avanti, per questo adesso sento che devo tornare e mettere la parola fine a tutto quello che ho comunque già lasciato.
Sì ho paura, ma senza la paura non esisterebbe il coraggio e se è vero questo, ho un coraggio da leoni.