domenica 21 agosto 2011

Prefiero morir de pie a vivir arrodillado

Ernesto Guevara de la Serna

venerdì 19 agosto 2011

Torniamo a noi

Questi giorni  stanno trascorrendo strani. Lontana da Roma, è sembrato allontanarsi tutto. Sembrato.
Ma non ho dimenticato mai, nemmeno per un minuto, cosa mi aspetta al mio ritorno.
Ho voglia di chiudere questa storia, ormai non mi manca niente per farlo: le idee sono chiare, le energie ci sono, sono anche piuttosto stanca di una situazione lasciata in sospeso.
Ricevo telefonate e messaggi di chi si aspetta che torni, di chi mi aspetta, mi incoraggia a riprendere in mano una situazione in cui si sentono lasciati soli in attesa di me che torni nuovamente a guidarli.
Se sono stati attenti hanno imparato. Finchè sono stata al loro fianco ho cercato in ogni modo di renderli indipendenti, di trasmettergli idee al posto di procedure, di condividere con loro lo spirito con cui lavoro, non semplici direttive su cosa fare e come.
Se mi hanno ascoltato, questo sarà il banco di prova.
Io non ho rimpianti, ho dato loro tutto come faccio sempre, in modo onesto e trasparente.
Forse alcune volte mi hanno preso per una pazza idealista, adesso avranno la prova che non è così, che dicevo sul serio.
Le cose, anche quelle che sembrano le più stantie, possono essere cambiate. Cambiano nel momento stesso in cui tu inizi a a guardarle in modo diverso, modificandone la percezione tua e di chi viene a contatto con il tuo modo di gestirle.
Sono soddisfatta del lavoro che ho fatto. Qualcosa avrei potuto farla meglio probabilmente, ma so che ho fatto quello che in quel momento era il mio meglio, senza risparmiarmi.
Ho una incontenibile voglia di andare avanti, per questo adesso sento che devo tornare e mettere la parola fine a tutto quello che ho comunque già lasciato.
Sì ho paura, ma senza la paura non esisterebbe il coraggio e se è vero questo, ho un coraggio da leoni.

mercoledì 17 agosto 2011

Io


Esercizi di stile: dialogo tra estranei

Non è molto freddo, ma dovrebbe dissetarti. Bevi, da queste parti ne fanno largo uso, dicono che reidrati l’organismo e combatta il caldo.

Queste maledette strade, non capisco cosa aspettino per rimetterle a posto, con tutti i soldi che ci tolgono ogni anno, dovrebbero essere lisce e dritte come appena asfaltate, e invece. E’ buono, come hai detto che si chiama?

Lo so, ormai ci siamo abituati, è per questo che non cambio macchina, finisco di distruggere le sospensioni di questa, poi si vedrà.
Non so ripeterti il nome con cui lo chiamano da queste parti, io lo chiamo tè, ma in effetti è un’altra cosa. Sì è buono.

Sono capitato qui per caso.

Lo so.

Ma sono felice di vederti, ti ho pensato spesso, mi sono chiesto molte volte come stessi.

Sono sempre io.

Sei sempre tu?

Forse no, hai ragione, ma non guardarmi così. Lo sai tutto quello che è successo, sai quante cose sono accadute, conosci il mio modo di vivere le cose poi, come potrei...

Non potresti infatti...

Solo un pazzo lascia scorrere la vita senza lasciarsi toccare. E’ come l’acqua di un fiume, ne disegna il letto, le curve.

Sono belle le tue curve, sei sempre bella.

Sono solo felice.

Me l’avevano detto che avevi trovato la tua strada, avevo voglia di vederti, di guardarti negli occhi dopo tutto questo tempo.

Alcune cose non cambiano.

Mi chiedevo se la tua pelle fosse ancora morbida e profumata, come ricordo.

Scoprilo da solo questo.
Te l’ho detto, non tutto cambia.

Tu sei pericolosa.

E tu sei ancora l’unico uomo che voglia amare.

Ho un’altra storia adesso.

Ne avrai almeno due di storie, se ricordo bene chi sei. Lo sai che non mi spaventa.


Io non ho mai voluto farti del male.

L’amore si impara. Si ama una volta, ed è per sempre. Io lo sapevo, ma dovevo lasciarti il tempo di capirlo da solo.

Sono stanco, vieni qui, lasciati abbracciare.

Tieni un cuscino, staremo più comodi.

Ho un po’ di tempo ancora, poi dovrò ripartire.

Ti aspettano lo so.

Adesso però ci sei tu.

Angelo

Se per una volta ti mostrassi
se potessi donarmi uno sguardo da custodire
io non ti inseguirei così, solo per dirti grazie.
Angelo invisibile e caldo, la tua mano sulla mia testa a salvarmi.
Ancora.

Ma nemmeno a te è concesso
vivere oltre questo silenzio.
A perdonarci il tuo amore per me, muto,
e tu amorevole mi abbracci senza peccato.

Un brivido leggero, solo, annuncia la tua presenza
quando crollo esausta sul letto disfatto.
E allora so che comprendi il languore di un amore negato.
Tu che desideri, sfiorandomi, lo stesso contatto proibito, cuore imprigionato.

martedì 16 agosto 2011

Cristiano sulle nuvole

Dondola, solo solo sul dondolo. A vederlo da qui sembra il Piccolo Principe, proprio lui, magrolino con i capelli biondi con la frangetta ad incorniciargli il visetto magro e simpatico, che ti chiedi sempre se quegli occhiali non siano troppo grandi per lui.
Ma è quando si apre quel suo sorrisetto furbo e sdentato che ti conquista.
Dondola, sul dondolo senza cuscini, seduto a diretto contatto con le molle che gli lasceranno sicuramente il segno rosso sulle gambe. Sfoglia un libro pieno di figure, a vederlo da qui, il balconcino al primo piano, sembrano navi, modelli di navi. Non faccio fatica ad immaginare la sua mente volare via, cullato dal dondolio, a navigare su mari in tempesta, lui coraggioso capitano di un equipaggio di pirati alla conquista dei mari inesplorati, pronti all’attacco, al saccheggio.
Il suo pupazzo preferito, un grazioso peluche che ha da quando è piccolo, è diventato un pericoloso killer, Cristiano lo ha addestrato ad attaccare per uccidere.
Gira per il grande giardino, segue i due vecchi cani che abitano questa casa, si rifugia in una piccola casetta di legno che suo padre gli ha costruito, dove è stato predisposto un tappetino da campeggio con un sacco a pelo, un lettore cd con una ciotola. Una ciotola sì, perchè se metti gli auricolari nella ciotola la musica rimbomba e allora la puoi sentire anche senza metterti gli auricolari nelle orecchie, come se avessi un piccolo impianto stereo. E’ così fiero quando me lo mostra, mentre mi dice che lui lì ci dorme qualche volta, che è come fare campeggio. Sulla porta della casetta, che lui chiama “il suo alloggio”, c’è appeso il numero civico 2.
E’ lì da solo, continua a dondolarsi, ogni tanto guarda su, nella mia direzione, quasi a volersi tenere compagnia con la mia presenza silenziosa, quassù.
E’ molto piacevole parlare con lui, sentirlo raccontare le sue storie, ascoltare le sue fantasie, anche quando la voce gli si interrompe, inciampando su qualche parola che non capisci perchè non riesca a pronunciare fluidamente. Sembra stare altrove, sembra che questa grande casa divisa in appartamenti, ciascuno dei quali ospita persone e storie da ogni parte d’Europa, sia per lui nient’altro che lo scenario delle sue battaglie, delle sue conquiste spaziali, delle sue avventure incredibili con chissà quali supereroi a combattere al suo fianco.
Cristiano, portami con te, mi porti con te? Facciamo che io sono una principessa imprigionata da mostri cattivi e tu l’eroe che mi salverà?
Adesso ha preso un lungo bastone di legno e lo punta a terra per darsi la spinta e dondolarsi di più, più veloce, su quel dondolo sgangherato.
Tutto qui è silenzioso e lento, sembra che anche un respiro profondo debba disturbare la quiete che regna sovrana.
Ma Cristiano chissà dov’è adesso, chissà cosa vedono i suoi occhi di bambino dietro quegli occhiali spessi, Cristiano con i calzoncini corti e le gambette magre, i calzini corti e le Crocs.
Ieri mi ha detto che non ama andare a scuola, che per lui dovrebbe esistere solo l’intervallo, al massimo scienze e informatica, che almeno devi solo stare seduto ad un tavolo davanti al pc.
Eppure non è un bambino pigro, tantomeno svogliato, no non lo è affatto.
E’ un bambino un po’ solo e pieno di fantasia, dolce e simpatico, sveglio, parecchio sveglio.
Questo luogo protegge la sue fantasia al punto da non fargli mancare amichetti o play station, la casa è piena di giocattoli, davvero sembra il paese dei balocchi ma lui sembra non vederli. Lui ha scoperto che con una ciotola e un lettore cd puoi crearti il tuo piccolo impianto stereo nella tua piccola casa di legno con il numero civico 2 vicino alla porta.
Lo guardo dondolarsi, lui guarda me e mi sorride.
Continuo a cercare di respingere questo senso di malinconia che sento in fondo al cuore, ma non posso. Vorrei che Cristiano restasse sempre così, mentre so che presto la sua fantasia innocente verrà sporcata e imbrigliata da una società spietata, molto più dura e crudele dei mostri che adesso combatte dal suo dondolo scassato.
Sii forte Cristiano, distruggili tutti, vola in alto e vienimi a salvare, portami con te e voliamo liberi a fare capriole fra le stelle.