mercoledì 17 agosto 2011

Esercizi di stile: dialogo tra estranei

Non è molto freddo, ma dovrebbe dissetarti. Bevi, da queste parti ne fanno largo uso, dicono che reidrati l’organismo e combatta il caldo.

Queste maledette strade, non capisco cosa aspettino per rimetterle a posto, con tutti i soldi che ci tolgono ogni anno, dovrebbero essere lisce e dritte come appena asfaltate, e invece. E’ buono, come hai detto che si chiama?

Lo so, ormai ci siamo abituati, è per questo che non cambio macchina, finisco di distruggere le sospensioni di questa, poi si vedrà.
Non so ripeterti il nome con cui lo chiamano da queste parti, io lo chiamo tè, ma in effetti è un’altra cosa. Sì è buono.

Sono capitato qui per caso.

Lo so.

Ma sono felice di vederti, ti ho pensato spesso, mi sono chiesto molte volte come stessi.

Sono sempre io.

Sei sempre tu?

Forse no, hai ragione, ma non guardarmi così. Lo sai tutto quello che è successo, sai quante cose sono accadute, conosci il mio modo di vivere le cose poi, come potrei...

Non potresti infatti...

Solo un pazzo lascia scorrere la vita senza lasciarsi toccare. E’ come l’acqua di un fiume, ne disegna il letto, le curve.

Sono belle le tue curve, sei sempre bella.

Sono solo felice.

Me l’avevano detto che avevi trovato la tua strada, avevo voglia di vederti, di guardarti negli occhi dopo tutto questo tempo.

Alcune cose non cambiano.

Mi chiedevo se la tua pelle fosse ancora morbida e profumata, come ricordo.

Scoprilo da solo questo.
Te l’ho detto, non tutto cambia.

Tu sei pericolosa.

E tu sei ancora l’unico uomo che voglia amare.

Ho un’altra storia adesso.

Ne avrai almeno due di storie, se ricordo bene chi sei. Lo sai che non mi spaventa.


Io non ho mai voluto farti del male.

L’amore si impara. Si ama una volta, ed è per sempre. Io lo sapevo, ma dovevo lasciarti il tempo di capirlo da solo.

Sono stanco, vieni qui, lasciati abbracciare.

Tieni un cuscino, staremo più comodi.

Ho un po’ di tempo ancora, poi dovrò ripartire.

Ti aspettano lo so.

Adesso però ci sei tu.

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