venerdì 5 agosto 2011

Nonna Gramigna - 4 agosto 2011

Cento anni a novembre, sì, avete letto bene, mia nonna a novembre compie un secolo. Ieri credevo di no. Credevo che oggi per lei non avrebbe rappresentato un domani. Sì perché giorni fa è caduta e si è rotta un femore, scivolando da un divano sul quale era seduta "in pizzo in pizzo", come al solito, ce l'ha sempre avuto il vizio di sedersi in pizzo alle cose, come se non dovesse occupare troppo spazio, non dovesse disturbare o essere di ingombro.
Eppure, con il suo metro e quaranta di altezza, la sua aria da vecchina delle favole, la vocina dolce che intenerirebbe anche un sasso, mia nonna è la presenza più ingombrante della vita di alcune persone della mia famiglia, mia madre per prima.
Non mi unisco al gruppetto di fan perché me ne sono tirata fuori anni fa, ma anche da questa posizione di spettatrice, non posso non rimanere indifferente alla sudditanza che impone alle persone che le vogliono bene. Classiche, vecchie storie di famiglia.
Stamattina è stata operata. Il chirurgo ci aveva avvertiti: la operiamo perché con la  frattura che ha al femore non potrebbe vivere se non a letto, quindi in una condizione inaccettabile, ma, certo,  a quasi cento anni l'anestesia è un rischio molto grosso, l'operazione non è semplice, non diamo garanzie che esca dalla sala operatoria. Quando parli di una centenne che sta per essere operata e ti dicono una cosa del genere la vivi con una certa serenità, insomma a nessuno è venuto in mente di interrogasi su un'aspettativa di vita. Ammesso che l'operazione vada a buon fine poi, bisognerà tenerla due giorni in terapia intensiva e lì si apre un altro fronte di rischio, ce la farà?
Vabbè la faccio breve: stamattina l'hanno operata, dall'anestesia si è svegliata subito e senza problemi, in terapia intensiva non hanno ritenuto necessario nemmeno mettercela e adesso sta di fronte a me, nel suo letto, che lagna che vuole bere, che ha sete. Mia madre al capezzale, giorno e notte.
Venendo in ospedale poco fa ci pensavo, alla radio hanno trasmesso "Con il nastro rosa" di Lucio Battisti, una canzone che mi ricorda la mia infanzia, perché a mia madre Battisti è sempre piaciuto molto. La strada che porta a Velletri è circondata dal verde degli alberi, sembra un viaggio indietro nel tempo, sei quasi indotto a volare con la mente al passato, a scorrerlo come un film che ti restituisce le immagini salienti di quegli anni lontani.
E allora non posso che considerare che questa vecchia, che me ne ha fatte passare di tutti i colori perché io, in quanto femmina, esattamente come mia madre, non meritavo l'attenzione che invece meritavano i miei fratelli, loro maschi, beh, questa vecchia mi ha reso forte, forte come l'erba cattiva, che si attacca al cemento per vivere, che cresce anche senza cure, perché vuole vivere a tutti i costi. E' un bell'insegnamento, grazie nonna Gramigna.

(Mia nonna si chiama Isolina, Nonna Gramigna è un appellativo della sottoscritta che credo si spieghi da solo.)

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