venerdì 16 settembre 2011

pensieri bianchi

Da dove vogliamo cominciare?
L'estate finisce, il caldo continua, dentro è tutto pulito. Finalmente. E' un po' come quando traslochi da una casa in cui hai vissuto a lungo, dove hai comprato mobili, tappeti, piatti, vestiti, quadri libri tutto. Tutto accumulato negli anni fino ad attutire il rumore della tua presenza là dentro. Cade una forchetta sul tappeto: tump. Finito.
Ti muovi scalzo per casa e il tuo passo non fa rumore, ti senti rimbalzare tra i cuscini del divano, il letto, persino le pareti di casa sono calde quando ci vivi.
E non puoi accorgertene, come fai…è impercettibile. E' inesorabile. A forza di mettere cose, per quanto confortevoli, graziose, utili anche, lo spazio si riduce. Ti ritrovi a muoverti scivolando come un gatto fra le cose. Sei improvvisamente tu che ti muovi tra le cose, cercando di non inciampare, di non urtare di non, ops scusa! Ecco, cercando di non: proprio questo.
Ospite nella tua casa.
Come ti ci senti? Ti piace? Hai ancora voglia di tornarci la sera? Dormi ancora bene nel tuo letto?
Respiri? E se ti accorgi che non ce la fai, che i polmoni non si espandono, che la casa, la tua casa, ti inghiotte, che fai?
Traslochi, semplice.
Eh no, semplice per un cazzo. Io prima distruggo tutto se non ti dispiace, e poi me ne vado.
Distruggo tutto perché è roba mia, perché credevo servisse ad un fine e ora mi accorgo che non avevo capito, che mi ero sbagliata, che non serviva a quello, serviva oggi a farmi capire che significa distruggere tutto quello che hai.
Scusami, dovevo farlo, solo così potevo amarti un'ultima volta. Però sei bella sai, così, distrutta, a pezzi. Devo dire che non mi sei mai piaciuta tanto.
Sto per andarmene, e ti guardo ancora, ancora un'ultima volta, dopo aver raccolto ed eliminato le macerie e tu sei di nuovo luminosa, con le pareti bianche, vuote.
Tu sei tutta vuota e pulita, e così mi fai venire voglia di restare ancora un po', a sentire il suono della mia voce che finalmente rimbomba, a sentire il rumore dei miei passi sul pavimento, a riempirmi gli occhi di luce e i polmoni d'aria fresca che entra dalle finestre, spalancate, senza tende. A sentire Federica che torna ad abitare qui.
Ma sì, forse non è necessario andare lontano per stare bene, una volta che sei a posto dentro, non servono altri chilometri da macinare.
Adesso però me ne sto ancora un po' così, nel niente.
Tra non molto dovrò pensare a cosa portare dentro, con me. Poche cose, essenziali e preziose. Devo pensarci bene, perché non voglio più distruggere quello che mi circonda. Lo considero un privilegio, un privilegio di lusso che ho pagato in contanti e senza sconto.
Ci penso, sì ci penso bene, lo faccio con la pancia e non più solo con la testa.
Non ho fretta, davvero non ce l'ho.
Sono successe tante cose in questi mesi e il bianco è la cosa più bella che mi sento nella testa adesso.

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