venerdì 9 settembre 2011

un giorno lungo

Quanti ne hai vissuti di momenti così. Giorni come questo, lunghi a passare, dolorosi, lancinanti. E ormai lo sai che non puoi farci niente, se non lasciarli passare, che qualcosa dentro si sta muovendo, vuole parlarti. Sensazioni che vorresti scacciare, che cerchi di trasformare con le parole di conforto di chi ti vuole bene. Parole inutili, perché tu lo sai come stanno le cose, e hai imparato a fidarti di quello che senti, che alla fine non ti ha mai tradito.
E allora che vuoi fare? Lo sai no che tanto vai avanti lo stesso, ormai l'hai imparato sulla tua pelle. Anche quando sembrava impossibile, alla fine ce l'hai fatta. Ce la si fa sempre. Sempre. E' la strada che pesa, soprattutto dopo tutto questo tempo, in cui di strada ne hai fatta tanta, e non è stato un cammino facile, affatto. Hai dovuto mettere in gioco tutte le tue risorse, non ti sei risparmiata perché hai voluto imprimere un cambiamento forte, che davvero non ne potevi più di tutto quello che ti stava avvelenando la vita. E adesso sei stanca, lo so. Per una volta vorresti che arrivasse l'inaspettato, quella sorpresa bella della vita che ti alleggerisce le spalle, te le circonda con un braccio come fa un vecchio amico e ti dice andiamo dai, facciamoci due passi insieme che mi va di stare un po' con te.
Sono cambiate tante cose, e sono stati cambiamenti positivi. Ma c'è ancora qualcosa, una cosa, che sa di stantio, che ti riporta là dove non vuoi più tornare.
E tu lo sai che la devi affrontare, quest'ultima cosa. Che per quanto possa migliorare non cambierà mai, avrà sempre i contorni di una misura che ti va stretta ormai.
Che vuoi fare? Quanto vuoi aspettare ancora?
Ti dici che per ogni cosa c'è il momento giusto e intanto sei ancora tu a pagare, con la sofferenza, con le mille sfumature che assume.
Questa stanchezza forse è il messaggio più autentico che ti dai.
E' il segno di una bomba che ti sta esplodendo dentro, macerie su macerie.
Altro che casette di cristallo, c'è Hiroshima il giorno dopo dentro di te e nessuno può vederlo. Solo tu, che ogni giorno ricostruisci un pezzo, con la fiducia e l'ottimismo di un sopravvissuto. Un miracolato che vede nei resti di una vita distrutta quello che nessuno può vedere: la speranza.
Oggi è un giorno difficile, non lo puoi spiegare, non ne vale la pena.
Un giorno lungo, una pressa sullo stomaco a digiuno.
Ma sta finendo, perché tutto finisce. Ecco ricordatelo, tutto finisce. Anche quello che vorresti non finisse mai, o che credevi non sarebbe mai finito, finisce. Tutto muore se non viene alimentato come necessita, e tu non puoi fare tutto da sola.
Questo non è detto che debba essere un male, come avrebbe detto Vezio.
Finisce qualcosa, si trasforma in un'altra. Diversa magari, ma con una sua bellezza, a cui bisogna solo abituarsi, a cui si può voler bene.
Lascia andare quindi, lascia la presa, non hai comunque più niente in mano.

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