sabato 3 settembre 2011

via, lontano da me

La stanza completamente al buio. Io sdraiata sul letto, immobile, quasi senza respirare per non far sentire la mia presenza. I suoi passi su e giù per la camera, come una tigre in gabbia, al buio. Sento il suo respiro vicino, mi irrigidisco. Forse sa che sono qui, forse no. Rimango immobile sperando che se ne vada ma quei passi sono troppo nervosi, veloci, vicini, e so che presto farà qualcosa.
E quel momento arriva, si ferma e in un attimo è proprio sul mio collo, lo bacia, con una precisione chirurgica che mi fa capire che ha sempre saputo che ero lì.
Apro gli occhi afferro il cuscino e lo lancio via da me come se fosse lui.
Non saprò mai chi c'era in quest'incubo, so solo che non mi è piaciuto, e che la sensazione di schifo mi è rimasta addosso tutta la notte.
Traduco: vicinanza non richiesta, confidenza non concessa, tentativi per appropriarsene come fosse un diritto.
Questa cosa la conosco. sì. L'ho già combattuta.
Provo a scaraventare tutto qui, sul foglio bianco, sperando che così esca da me e mi lasci in pace.

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