domenica 31 luglio 2011

Un vento leggero

Non voglio sbilanciarmi in sentimentalissimi troppo ottimisti sul mio stato d'animo odierno. Il groviglio è sempre lì, quasi quasi ho paura a sfrugugliarlo, ma a fargli discreta compagnia c'è un vento leggero, fresco, che mi fa pensare ad alternative, nuovi ambienti, cose da fare, un futuro da costruire su misura.
Un pensiero tutt'altro che facile rispetto ai sacrifici che dovrò compiere, eppure, i pensieri nascono dalla pancia, vengono fuori genuini e mi attraggono verso l'orizzonte. Bello, vale la pena scriverlo, per ricordare che, nel pavé del sentiero verso il cambiamento, c'è anche questo.

Ho chiuso gli occhi sul letto di Maria, dopo un pranzetto insieme in una trattoria trasteverina qui dietro e una passeggiata al sole. Mi ha cullato la musica del suo ipod e ho volato leggera.
Mi sono svegliata come in un ventre materno, rilassata e al sicuro, non una molecola fuori posto. La musica ancora ad accogliermi.
Ecco,esistono momenti così, perfetti.

Tra me e il volo: una borsa di Louis Vuitton

E' difficile affrontare la montagna finchè ti si para davanti in tutta la sua mastodontica mole. Vedi solo l'ostacolo, la difficoltà, ti senti così piccolo tu, da solo, di fronte al gigante.
Sarebbe bello se arrivasse improvvisamente una mano forte e grande che ti accogliesse nel suo palmo amico e ti sollevasse su, fino in cima alla vetta, il punto da cui spiccare il volo.
Ecco, io sto scoprendo in questi giorni di dubbi e paura che quella mano è tesa davanti a me già da tempo, ma io non sono riuscita a vederla perché continuavo a fissare la montagna.
Ho continuato a sentirmi intrappolata in Poste Italiane finchè l'ho continuata a considerare la sola risorsa in grado di garantirmi indipendenza, stabilità economica, riconoscimento sociale. Ho venduto la mia anima per una borsa di Louis Viutton. E non c'è niente da ridere in questo.
Ma è stato solo quando mi sono focalizzata sull'obiettivo, sul recupero del tempo, sul suo investimento in attività preziose, inseguendo la mia passione, solo allora si sono trasformate le cose davanti a me.
Perseguirò il mio obiettivo, metterò da parte i soldi per affrontare un anno di sacrifici economici  necessari alla mia formazione, , ho disdetto una delle mie carte di credito.
In tutto questo, mi sento felice, libera.
Ma la borsa di Louis Vuitton me la tengo.

Io, in persona

http://www.youtube.com/watch?v=6yXRGdZdonM

Mi chiamo Federica Albanesi, ho 37 anni, vivo a Roma e sto per cambiare lavoro.
Eh no però. Così ci ho già messo il finale, l'happy ending di cui parlavamo prima, quella cosa così legata al concetto di attesa. Io il mio finale devo ancora scriverlo. E non sarà una scrittura semplice, probabilmente nemmeno tanto immediata. Credo anzi che ogni parola utilizzata per lastricare il sentiero del finale sarà frutto di una scelta meticolosa e accurata, a tratti anche un po' dolorosa (speriamo solo un po').

L'insegnamento dei dinosauri

2011, fine luglio
Ieri sera sono andata ad un concerto a Villa Ada, in quel magnifico spazio che si chiama "Roma incontra il mondo" dove si è esibito Goran Bregovic & Wedding and Funeral Band. Potrei scrivere ore parlando dell'emozione trascinante di quella musica gitana che ha raccolto influssi da ogni luogo che ha attraversato, come si raccoglie una cartaccia da terra, dalla polvere, dall'humus di ogni cultura con cui hanno avuto a che fare, creando il Ventre del Mondo, sì, inteso proprio come il Ventre di Parigi di Zola.
Quella musica viscerale è riuscita a sciogliermi e a regalarmi due ore piene di ballo liberatorio, risate e sollievo.
Non sono andata da sola al concerto. Ci sono andata con Andrea.
Andrea è un mio vecchio amico, nel senso che ci conosciamo da quando andiamo a scuola, e tra pause più o meno lunghe scandite dai normali eventi della vita, non ci siamo mai persi.
In questo periodo lui è il mio "compagno di concerti", andiamo a sentire musica. Diciamo pure che mi porta a sentire musica, in quanto le migliori proposte finora sono venute da lui, con scelte che spaziano dagli Skunk Anansie all'Opera a Caracalla.
Ieri sera c'era Goran Bregovic.
E le nostre consuete chiacchiere in macchina. Ultimamente queste chiacchiere sono molto focalizzate sul periodo che sto vivendo, che lui sembra far fatica a comprendere, o forse ad accettare perché la sua vita non è basata sulle stesse dinamiche bloccanti della mia. Non è che sia sempre facile la sua vita, ma immagino che dentro di sè abbia compiuto quel percorso che oggi lo fa vivere in pace con se stesso e con il mondo.
Confrontarsi con queste persone fa bene. Anche quando, come fa lui, ti mettono bruscamente davanti all'assurdità di tante paranoie: " Fede non esiste che ti svegli la notte di soprassalto e lanci il computer dal letto, è folle che ti alzi la mattina con la nausea, è assurdo che tu viva con questo peso sullo stomaco! La tua decisione l'hai presa, la tua testa ha già oltrepassato la barriera, basta, hai deciso, adesso metti in atto la tua decisione ma fallo con leggerezza."
Facile eh…mi dico io. Ma io non ho mai agito così, io sono sempre stata la brava ragazza che fa quello che ci si aspetta da lei, che non va contro le regole, che si sveglia presto la mattina, che non fa tardi durante la settimana, che non si ammala, che fa la cosa giusta, che non scappa. E invece sono scappata proprio dalla cosa più importante: la mia vita desiderata.
Certo adesso è difficile, sono 37 anni che agisco così. Ma ricordati Federica, lo dici sempre in aula, difficile è uguale a "non abituale". Facendo, diventa più familiare, più facile.
E' vero è difficile, e molto, è un momento delicato della mia esistenza, ma ripetermelo non semplificherà le cose, costituirà solo l'ennesimo alibi.
Alzo gli occhi dalla tastiera del mac e guardo la libreria di Vezio con i libri ancora da riordinare. Lo sguardo si posa su un titolo: "Disubbidiente" di Francesco Pazienza. Non so di cosa parli, ma "pazienza" e "disubbidiente" sono parole per me particolarmente evocative, mi piace.
Ah, cosa c'entrano i dinosauri? Questo è un piccolo segreto fra me e Andrea.

http://www.youtube.com/watch?v=OEjley5HKBE&feature=fvsr

sabato 30 luglio 2011

Cinema - Arena Nuovo Sacher

Questa sera sono andata al cinema. Ho visto per la seconda volta "Nessuno mi può giudicare" di Massimiliano Bruno, all'Arena estiva del Nuovo Sacher, il cinema di Nanni Moretti a Trastevere (piccola e doverosa precisazione per chi non vive a Roma). Al termine della proiezione, durante il dibattito tra Moretti e Bruno appunto, proprio Massimiliano Bruno rispondendo alla domanda sul perché nel suo film ci fosse anche tanto "buonismo" ha detto che in quel periodo, mentre scriveva il film, ecco quello era un periodo in cui non si sentiva felice, non stava bene e quindi aveva bisogno di "bene", di cose "buone" ed è per questo che le ha messe nel film, perché ne aveva bisogno e non avrebbe probabilmente retto a qualcosa di diverso e più duro anche nel "suo" film, oltre che nella vita.
Allora, questo è quello che voglio dire: io scrivo adesso perché è adesso il momento in cui ho bisogno di farlo, non il giorno in cui magari tutto sarà compiuto e i giorni di dubbi, paure, rabbia e ansia saranno solo un vago ricordo (speriamo).
Questo, ho la presunzione di credere, essere il momento più temuto e difficile per qualunque persona che tenti di imprimere una svolta alla propria vita, e sia consapevole che per farlo debba abbandonare una cattedrale di sicurezze e certezze, quella Sagrada Familia all'interno della quale lo stesso Gaudi ha finito per perdere se stesso, costruita nel tempo, con volte infinite che giorno dopo giorno l'hanno resa quella magnifica prigione da cui evadere una volta per tutte.

Cosa saremmo senza paura?

http://www.youtube.com/watch?v=lASwxqAlnFs

Quante volte sono stata assalita da quella sensazione appiccicosa come una colla sulle dita, viscida, che fa scivolare la tua vita dalle mani e sembra toglierti ogni appiglio. Un piccolo, fastidioso, problema.
Qualcuno ultimamente mi ha detto che non esiste coraggio senza paura. Ma come, il coraggio non è proprio assenza di paura? No tesoro, mi ha risposto il saggio interlocutore, quella si chiama incoscienza. Ah ecco, questo cambia le cose, non le avevo considerate sotto questo aspetto. Beh, vista così la paura ritrova dignità, quantomeno senso, forse anche utilità. Quanto meno mi emancipa da quella urticante posizione di passività in cui sono lì a cercare di uscire dall'impasse. Come si sentirebbe, signora Paura, se al suo arrivo io la accogliessi come si fa con un ospite atteso? Cosa proverebbe se la lasciassi entrare come fa Morandi con la sua famosa canzone e attendessi insieme a lei il passare della notte, certa e fiduciosa nel prossimo sorgere del sole?
Cosa proverebbe? Paura forse? Bene, saremmo in due allora, ma tanto poi passa.
Passa quando il desiderio di raggiungere quello davanti a cui si frappone la paura è più forte della paura stessa. La schiacci quando getti il cuore oltre l'ostacolo e corri a riprendertelo, che senza non vivi.
Se rimani dietro alla signora nera sei un vegetale, sopravvivi attaccato ad una macchina che ti ruba la vita centellinandoti speranze in un futuro che, minuto dopo minuto, diviene passato.
Ecco, cosa saremmo senza paura.

Trasferita da Vezio

Uno dei pretesti che mi assecondano nel rimandare la realizzazione di una decisione, per quanto chiara nella mia testa, è la pigrizia del dovermi mettere in moto, del dover pur iniziare da qualche parte. E così rimando, rinvio, temporeggio e mi impigrisco di più. In questo meraviglioso processo di autosabotaggio, la televisione gioca senza dubbio un ruolo di primo piano. Inizio la mattina, aperti gli occhi, rapido punto della situazione, propositi, che dovrebbero in realtà essere intenzioni e…click, ok, prima però un corroborante caffè e qualche notizia dal mondo, tanto per non restare tagliata fuori.
Preciso che in questi giorni sono a casa dal lavoro già da quasi un mese ormai, ma su questo punto tornerò in seguito per approfondirlo e spiegare quanto spesso da un problema nasca un'opportunità.
Quindi: caffè, tv, e poi…tv. Sì, perché quando non sai che strada prendere ti senti stanco, quando pensi di saperlo ma non sai da dove cominciare ti senti stanco, quando hai paura di non riuscire ti senti stanco. E cosa c'è di più riposante, annichilente, distraente di una serie di programmi in televisione, specialmente nella televisione estiva di prima mattina?
Ecco come volano le giornate: in un attimo, tra un dibattito e un sonnellino sul divano, si è fatta l'ora di pranzo e mezza giornata è stata semplicemente soffiata via dal nulla.
Alla maggior parte delle persone non piace la vita che fanno, eppure non riescono a sganciarsene. Io sono una di quelle. Spero presto di potermi esprimere in termini di "io sono stata" una di quelle, ma per il momento non posso farlo perché conosco fin troppo bene quel coro di voci che, sul ciglio del burrone che ti chiama al cambiamento, ti ricordano suadenti quanto tutto sommato tu, con un posto fisso e uno stipendio che altri ti invidiano, con il tuo contratto full time a tempo indeterminato come quadro dell'azienda più grande di Italia, sia in una condizione comoda, serena, che ti consente una stabilità economica fatta di cene, vacanze e quello shopping compulsivo tipico di quei giorni lì, del tutto femminili. Cambiamo canale, vediamo cosa c'è sulla tv a pagamento, già, la tv a pagamento, altro piccolo benefit di noi lavoratori a tempo pieno.
La televisione mi ha drogato più di qualunque cosa io abbia assunto o fumato negli anni.
E' nella fase di down postuma di un trip catodico che ho avuto l'illuminazione che dovevo fare qualcosa per venirne fuori.
Ho quindi cavalcato l'onda del senso di nausea a stanchezza associato alla mia casa dominata dalla tv e dai suoi pretesti, e ho afferrato al volo l'offerta di Maria di trasferirmi per qualche giorno nella casa che era sua e di suo marito Vezio, solo di Vezio dopo la loro separazione, della gatta Titti ora che Vezio non c'è più.
Con la scusa quindi di aiutarla a mettere ordine nelle montagne di libri presenti in casa, mi sono trasferita rigorosamente "in" Trastevere (il Trasteverino doc non dice "a" Trastevere) sperando che il cambio d'aria mi avrebbe aiutato a ritrovare le energie per affrontare la mia vita.
Confesso di non essermi ritrovata priva di un certo sconcerto, (l'assonanza qui vuole sottolineare la quasi comicità del fatto) nel notare che mancava la tv.
La parte educata e razionale del mio cervello si è giustificata dicendomi: "come farai ad addormentarti la sera? Tu che sei abituata a farti cullare da Marzullo?".
La parte più istintiva, sincera e cafona di me ha semplicemente imprecato, sentendosi messa con le spalle al muro, privata di ogni alibi.
Ed ecco come ho scoperto quanto possono essere lunghe e piene di cose le giornate.
Approfittando dell'estesa e variegata offerta di libri proposta dalla casa, ho iniziato a leggere un meraviglioso libro scritto dal padre di Ernesto Guevara, in cui racconta la storia del Che, suo figlio. Prosegue così questo filone di letture che mi sta regalando un'estate a confronto con le menti culturalmente più rivoluzionarie di tutti i tempi, iniziato con Jim Morrison, proseguito con il movimento musicale degli anni Sessanta ruotante intorno a Woodstock e ai personaggi che hanno attraversato quell'evento magico e adesso con il Che.
Ho ritrovato quel senso meraviglioso di immersione totale in un libro, di confidenza con la parola scritta, con la parola pensata, con il ragionamento, il confronto, l'intuizione, l'idea.
Toccare e sfogliare questa montagna di libri sedimentati negli anni di vita in questa casa, le cui stratificazioni, proprio come un ammasso roccioso, testimoniano epoche, gusti, interessi ed eventi, mi ha restituito la percezione dello scorrere del tempo, della sua ineluttabilità, del suo valore inestimabile, destinato a rivalutarsi all'infinito, ma nella mente e nel cuore di chi lo ricorderà, non certo nel tuo che l'hai lasciato scorrere via e che non potrai riaverlo indietro.
E adesso sono qui, da quattro giorni, senza televisione.
Leggo, scrivo e mi sento bene, quasi sempre.
Il mio progetto di rivoluzione ha preso forma, l'idea si è composta ed è stata condivisa con le persone che vorrei parte del progetto.
Ne ho parlato con la mia famiglia, sopportando il silenzio di mio padre per tutta la durata del mio discorso. Discorso al quale ho tentato di infondere la mia determinazione e visione, ma dal quale temevo che lui avrebbe tratto solo il messaggio che questa pazza sconsiderata di sua figlia pensa di lasciare un posto sicuro per fare un salto nel vuoto.
A parte il fatto che non è così, che il salto nel vuoto lo lascio fare a qualcun altro, ma comunque quello che conta è che mi sbagliavo, perché prima che questo silenzio mi schiacciasse del tutto, le sue parole mi hanno trasmesso e confermato, ancora una volta, tutta la fiducia e l'approvazione di cui avevo bisogno.
Voglio essere sincera fino in fondo, non so quanto sarei stata forte senza la loro approvazione. A 37 anni, per me il parere dei miei genitori ha un peso considerevole, forse perché rientrano tra le poche persone che stimo profondamente, e la cui esperienza di vita per me abbia un valore reale.
Fatto sta che anche la seconda è stata ingranata, adesso è il momento di camminare, di mettersi all'opera.
Il tempo ritrovato, il suo valore riscoperto, il suo dilatarsi prezioso, non una goccia sprecata, lo voglio considerare un apprezzato regalo da parte di Maria e Vezio.