sabato 30 luglio 2011

Trasferita da Vezio

Uno dei pretesti che mi assecondano nel rimandare la realizzazione di una decisione, per quanto chiara nella mia testa, è la pigrizia del dovermi mettere in moto, del dover pur iniziare da qualche parte. E così rimando, rinvio, temporeggio e mi impigrisco di più. In questo meraviglioso processo di autosabotaggio, la televisione gioca senza dubbio un ruolo di primo piano. Inizio la mattina, aperti gli occhi, rapido punto della situazione, propositi, che dovrebbero in realtà essere intenzioni e…click, ok, prima però un corroborante caffè e qualche notizia dal mondo, tanto per non restare tagliata fuori.
Preciso che in questi giorni sono a casa dal lavoro già da quasi un mese ormai, ma su questo punto tornerò in seguito per approfondirlo e spiegare quanto spesso da un problema nasca un'opportunità.
Quindi: caffè, tv, e poi…tv. Sì, perché quando non sai che strada prendere ti senti stanco, quando pensi di saperlo ma non sai da dove cominciare ti senti stanco, quando hai paura di non riuscire ti senti stanco. E cosa c'è di più riposante, annichilente, distraente di una serie di programmi in televisione, specialmente nella televisione estiva di prima mattina?
Ecco come volano le giornate: in un attimo, tra un dibattito e un sonnellino sul divano, si è fatta l'ora di pranzo e mezza giornata è stata semplicemente soffiata via dal nulla.
Alla maggior parte delle persone non piace la vita che fanno, eppure non riescono a sganciarsene. Io sono una di quelle. Spero presto di potermi esprimere in termini di "io sono stata" una di quelle, ma per il momento non posso farlo perché conosco fin troppo bene quel coro di voci che, sul ciglio del burrone che ti chiama al cambiamento, ti ricordano suadenti quanto tutto sommato tu, con un posto fisso e uno stipendio che altri ti invidiano, con il tuo contratto full time a tempo indeterminato come quadro dell'azienda più grande di Italia, sia in una condizione comoda, serena, che ti consente una stabilità economica fatta di cene, vacanze e quello shopping compulsivo tipico di quei giorni lì, del tutto femminili. Cambiamo canale, vediamo cosa c'è sulla tv a pagamento, già, la tv a pagamento, altro piccolo benefit di noi lavoratori a tempo pieno.
La televisione mi ha drogato più di qualunque cosa io abbia assunto o fumato negli anni.
E' nella fase di down postuma di un trip catodico che ho avuto l'illuminazione che dovevo fare qualcosa per venirne fuori.
Ho quindi cavalcato l'onda del senso di nausea a stanchezza associato alla mia casa dominata dalla tv e dai suoi pretesti, e ho afferrato al volo l'offerta di Maria di trasferirmi per qualche giorno nella casa che era sua e di suo marito Vezio, solo di Vezio dopo la loro separazione, della gatta Titti ora che Vezio non c'è più.
Con la scusa quindi di aiutarla a mettere ordine nelle montagne di libri presenti in casa, mi sono trasferita rigorosamente "in" Trastevere (il Trasteverino doc non dice "a" Trastevere) sperando che il cambio d'aria mi avrebbe aiutato a ritrovare le energie per affrontare la mia vita.
Confesso di non essermi ritrovata priva di un certo sconcerto, (l'assonanza qui vuole sottolineare la quasi comicità del fatto) nel notare che mancava la tv.
La parte educata e razionale del mio cervello si è giustificata dicendomi: "come farai ad addormentarti la sera? Tu che sei abituata a farti cullare da Marzullo?".
La parte più istintiva, sincera e cafona di me ha semplicemente imprecato, sentendosi messa con le spalle al muro, privata di ogni alibi.
Ed ecco come ho scoperto quanto possono essere lunghe e piene di cose le giornate.
Approfittando dell'estesa e variegata offerta di libri proposta dalla casa, ho iniziato a leggere un meraviglioso libro scritto dal padre di Ernesto Guevara, in cui racconta la storia del Che, suo figlio. Prosegue così questo filone di letture che mi sta regalando un'estate a confronto con le menti culturalmente più rivoluzionarie di tutti i tempi, iniziato con Jim Morrison, proseguito con il movimento musicale degli anni Sessanta ruotante intorno a Woodstock e ai personaggi che hanno attraversato quell'evento magico e adesso con il Che.
Ho ritrovato quel senso meraviglioso di immersione totale in un libro, di confidenza con la parola scritta, con la parola pensata, con il ragionamento, il confronto, l'intuizione, l'idea.
Toccare e sfogliare questa montagna di libri sedimentati negli anni di vita in questa casa, le cui stratificazioni, proprio come un ammasso roccioso, testimoniano epoche, gusti, interessi ed eventi, mi ha restituito la percezione dello scorrere del tempo, della sua ineluttabilità, del suo valore inestimabile, destinato a rivalutarsi all'infinito, ma nella mente e nel cuore di chi lo ricorderà, non certo nel tuo che l'hai lasciato scorrere via e che non potrai riaverlo indietro.
E adesso sono qui, da quattro giorni, senza televisione.
Leggo, scrivo e mi sento bene, quasi sempre.
Il mio progetto di rivoluzione ha preso forma, l'idea si è composta ed è stata condivisa con le persone che vorrei parte del progetto.
Ne ho parlato con la mia famiglia, sopportando il silenzio di mio padre per tutta la durata del mio discorso. Discorso al quale ho tentato di infondere la mia determinazione e visione, ma dal quale temevo che lui avrebbe tratto solo il messaggio che questa pazza sconsiderata di sua figlia pensa di lasciare un posto sicuro per fare un salto nel vuoto.
A parte il fatto che non è così, che il salto nel vuoto lo lascio fare a qualcun altro, ma comunque quello che conta è che mi sbagliavo, perché prima che questo silenzio mi schiacciasse del tutto, le sue parole mi hanno trasmesso e confermato, ancora una volta, tutta la fiducia e l'approvazione di cui avevo bisogno.
Voglio essere sincera fino in fondo, non so quanto sarei stata forte senza la loro approvazione. A 37 anni, per me il parere dei miei genitori ha un peso considerevole, forse perché rientrano tra le poche persone che stimo profondamente, e la cui esperienza di vita per me abbia un valore reale.
Fatto sta che anche la seconda è stata ingranata, adesso è il momento di camminare, di mettersi all'opera.
Il tempo ritrovato, il suo valore riscoperto, il suo dilatarsi prezioso, non una goccia sprecata, lo voglio considerare un apprezzato regalo da parte di Maria e Vezio.

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