venerdì 18 novembre 2011

Noi&AncoraNoi


Non so se sia un caso che siamo solo donne, o se sia corretto dire che è questo che ci contraddistingue.
Certo è che mi piace avere queste donne vicino. Ci siamo incontrate nella formazione, sebbene oggi tutte abbiamo preso le distanze da un certo modo di fare formazione che quasi quasi ne ha sporcato anche il nome. Una fatica bestiale, quando decidi di ricostruire sulle macerie di qualcosa che è stato distrutto dall’interesse, dall’opportunismo, dalla presunzione di chi ha gettato via il cuore e si è messo sugli occhi solo il portafogli. Un lavoro che se decidi di farlo è perché lo ami, perché non ti vendi, ma lotti perché le persone aggiungano valore alla propria vita contro le dinamiche schiaviste di una società improntata solo sull’apparenza, che ti regala riconoscimento in cambio soltanto, che sarà mai,della tua linfa vitale.
Come fai a ricostruire sulle ceneri del tradimento più grande?
Come ti poni davanti alle persone sapendo dello squarcio che hai dietro alla schiena, un coltello piantato che ancora ti smorza il respiro, come?
Sicuramente chi ci vede in aula in questi giorni non se lo chiede.
Difficile intravedere dietro il sorriso di Alessia la fatica nel sostenere il peso di una responsabilità così grande, lei che ha rimesso in gioco tutto, a cominciare da casa sua.
Quasi impossibile sentire l’urlo di Patrizia nel momento in cui ha dovuto distruggere un castello intero, mattone dopo mattone, per difendere il suo diritto a investire sulla sua vita.
E chi potrebbe mai desumere dalla voce dolce di Michela la sua tenacia, la sua forza, il coraggio nel restarci sempre a fianco, nel risolvere problemi anche nei momenti peggiori, prima ancora di quasi tutte noi.
Difficile scorgere dietro i miei occhi l’amarezza per bocconi amari inghiottiti senza un reale perché, che non fosse opportunismo giocato sull’inesperienza e l’entusiasmo dei primi anni.
E Maria Luisa Ed Elisa, persone schiette e determinate a portare avanti valori che non potevano che essere condivisi e in linea con la strada che hanno scelto di percorrere con noi.
Ecco, queste siamo noi. Siamo tutte donne, non so se sia un caso questo. Certamente non è casuale quello che ci porta qui oggi, oltre ad un’amicizia pluriennale.
Siamo quelle che non verranno a dirti cosa fare della tua vita. Non ti daremo formule magiche, perché non ne abbiamo, noi ci giochiamo la vita ogni giorno, rimettiamo sempre tutto sul tavolo, rilanciamo e rilanciamo.
Affrontiamo giornate dure, in cui dobbiamo conciliare opportunità e problemi, in cui improvvisiamo riunioni intorno al tavolino di un bar per riuscire a vederci nel caos delle nostri ritmi quotidiani. Vite diverse, posti diversi, ma io le guardo le mie amiche e ogni volta trovo persone diverse dal passato, segno  di una strada che cammina, macina chilometri e non ci perde.
Non abbiamo risposte, ma abbiamo imparato a porci domande e a cercarle le risposte, senza farci spaventare da verità nascoste.
Su questo ci puoi contare, ogni volta che ci cerchi, che ci trovi perché sai che puoi trovarci e dove, tu sai bene che se esiste una strada, una risposta, una soluzione, noi non ci stancheremo di cercarla.
Siamo instancabili, non è possibile scoraggiarci, siamo preparate e non smetteremo di studiare, non ci fermiamo davanti ad un no, ne abbiamo presi così tanti che abbiamo imparato a scorgerne le opportunità nascoste, ma soprattutto, abbiamo voglia di andare avanti, perché  non arriverà mai il giorno in cui ci sentiremo sull’Olimpo della formazione, dove non serve più farsi domande, leggere, provare. Dove le cose si fermano e i cuori iniziano ad invecchiare.
Questo lo sai anche tu, volevamo solo dirti che avevi ragione quando lo hai intuito, che è proprio così, non ti sei sbagliato.

mercoledì 16 novembre 2011

sapori

Come farei a ragionare senza i sensi? Io che inchiodo ogni ricordo nei contorni definiti di un’immagine, nella profondità violenta di un profumo, nel calore di una voce, la ruvidità di una carezza svogliata.
Troppe persone hanno attraversato la mia vita ultimamente. Nessuna si è fermata. Colpa? Volontà? Forse sapori.
Poteva essere tutto perfetto, una cornice favorevole e adatta, un copione già scritto, ma quel vino aspro annunciava una nota in contrasto con l’armonia che cerco.
Un silenzio che non passa inascoltato: il mio cuore che non batte forte, non si emoziona, tuttalpiù si affatica alla ricerca di un piacere meccanico e fine a se stesso: dai, ti chiamo io in settimana.
Mi dico che è questo adesso, è così. Che va anche bene perchè mi risparmio rogne e tormenti, che ne ho avuto abbastanza nell’ultimo anno e una leggera spensieratezza adesso è la medicina migliore.
Ma questa non sono io. Io, così, mi annoio. Mille volte meglio la mia casa, il mio cane, un libro o un film. E ciao.
Vorrei restare avvolta all’infinito nell’abbraccio caldo e morbido delle serate con i miei amici, il loro vedermi come sono, amarmi in modo facile e spontaneo, la gioia delle mie risate e la leggerezza della strada sotto le ruote del mio scooter quando torno a casa pensando che questa è un’altra giornata degna di essere stata vissuta.
Sapori dolci che accompagnano visi distesi, voci dirette, profonde, sincere che non ti puoi sbagliare perchè ti prendono il cuore fra le mani e lo custodiscono proteggendolo da chi te lo vorrebbe mettere sotto chiave.
Le cose sanno di buono quando sei nel posto giusto per vivere il momento esatto.
Il vino non è aspro, un sapore non esagera, la gente non urla, nè parla troppo piano, un abbraccio non ti stringe troppo, ma nemmeno ti lascia andare. L’amore non lo devi cercare, ma nemmeno sei costretto a raccattare nulla da terra.
Stai qui, Federica, resta qui. Il centro esatto di questa fine di giornata, nel rosso rubino del vino nel tuo bicchiere, un sapore che non può tradirti, perchè quello che ti scegli, non può che essere il sapore perfetto.

giovedì 10 novembre 2011

Che c'è da ridere?

Su Repubblica fanno vedere la foto e il video di un enorme tapiro depositato di fronte a Palazzo Grazioli. Tutto intorno, una folla di curiosi sghignazzanti per la vistosa ed inequivocabile presa per il culo perpetrata ai danni del governo Berlusconi che sta finalmente affondando.
Finalmente…è davvero pensabile un finalmente di questo tipo? Era questo, che volevamo? Un paese affondato con una ferita oltre i 500 punti di Spread, davanti alla quale tutti inorridiamo, per soffocare subito dopo risatine davanti a quelli di Striscia la Notizia che, come sciacalli dopo un uragano, cavalcano l’onda del populismo strappando facili consensi ad una cittadinanza stordita e in ginocchio.
Lasciamo che sia questo a rappresentarci?
Lui ci ha fatto così tanto male, ferendo mortalmente la nostra dignità?
E un debito che regala a chi si propone di sanarlo un interesse posizionato sul 7% non ci dice niente?
Quale titolo oggi corrisponde un interesse così alto? Forse un titolo azionario, in corrispondenza del rischio che si assume chi lo sottoscrive. Rischio che l’azienda di cui entrano a far parte possa crollare, o semplicemente non produrre fatturato. E noi, modelli broker, ci lanciamo euforici, isterici nel gioco di borse convinti di rischiare l’affarone del secolo.
E l’azienda che finanziamo con le nostre tasse? L’azienda di cui già partecipiamo degli utili, o inutili, viste le condizioni in cui versa oggi, dico, di questa azienda non vogliamo sentirci partecipi?
Cazzo, l’Italia vi sta dicendo che il suo debito vale il 7% di interesse annuo a chiunque voglia credere che questo tunnel abbia una luce che ne indichi l’uscita. Chi deve crederci se non noi?
La BCE? I grandi industriali che intravedono l’affare sapendo che il default dell’Italia è , in realtà, l’evento meno probabile allo stato attuale delle cose?
Quello spread, quell’interesse che i media ci propinano come termometro della malattia dell’Italia, è in realtà il più grosso affare che il nostro paese ci sta offrendo per riscattarci, per riprenderci l’Italia, con gli interessi.
Si chiama BTP.
Si prenota nell’ufficio postale più vicino a voi, e alla fine vi farà ridere molto più del maxi tapiro davanti Palazzo Grazioli.

mercoledì 9 novembre 2011

Una giornata non uggiosa

La strada è buia; anche stasera ho fatto più tardi del previsto al lavoro. Succede sempre che perda il senso del tempo quando sono immersa in qualcosa che mi prende, che mi impegna. Rimane tutto al di fuori, compreso l’azzurro del cielo di oggi che, senza che me ne accorgessi, ha lasciato silenzioso il posto al nero della notte. Una luna piena sfocata da  una coltre di foschia, il buio di Via di Vigna Murata, le luci improvvise degli stop di auto e moto al semaforo dell’Ardeatina.
Giulia, gli occhiali sul naso, ti sfiora la mente.
Nelle auto vedo visi stanchi, qualcuno è al telefono, la maggior parte si limita a fissare il traffico. Ci sono due vigili fermi al semaforo che sembrano solo voler complicare un traffico già indisciplinato.
Giulia ci sa fare, Giulia è intelligente, Giulia è qualcosa di più.
Questa è la prima sera che non devo guidare tutta storta per vedere oltre le mille perline di pioggia sul parabrezza dello scooter, stasera la strada mi tiene, non scivola sotto le ruote, mi godo il ritorno a casa.
Alla fine ce l’ho fatta, sono riuscita a chiudere il progetto, ogni cosa al suo posto è lunedì partiamo. Stamattina la mia posta elettronica sembrava un campo di battaglia, una mitragliata di mail una più polemica dell’altra, problemi su problemi, modi diversi di affrontare questioni di lana caprina, un vecchio sapore di muffa che mi torna in bocca.
Ma è andata, ce l’ho fatta. E sono contenta, inutile negarlo. Mi piace vincere, mi piace farlo solo con le mie forze, ancora di più quando sono le parole la mia forza.
Giulia ti accarezza, accarezza la tua mente, Giulia lotta anche per te.
Stasera ho voglia di tornarmene a casa, fa freddo e questo movimento di auto su una strada rattoppata e lucida mi fa sentire il bisogno di camminare scalza sul pavimento di casa mia, di versarmi un bicchiere di quel meraviglioso novello mentre mi preparo qualcosa per cena.
Il semaforo scatta il verde, le auto si muovono, la canzone di Venditti lascia il posto a 50mila è io comincio a cantare a voce alta, sorridendo al pensiero di chi mi sente passando.
Pochi pensieri, isolati e frastagliati, ma sullo stesso sfondo compatto: sono contenta di essere qui, contenta di tutto questo, di ogni prezioso, irripetibile e imprescindibile dettaglio.
Semplicemente, oggi potevo non esserci.

lunedì 7 novembre 2011

Un po' così...

Il rapporto perfetto

Ma sì che ti amo, certo che ti amo, come potrei non amarti.
Cheppalle però, non possiamo parlare di altro? Non possiamo litigare per il telecomando come ogni coppia che si rispetti e cristo, perchè non mi lasci piantare uno di quei musi broncetti tutti vocette e mugugni che si risolvono poi in inevitabili “sì, sì oh sì! e adesso fammi i grattini..” perchè dico, mica vorrei rinchiuderti nel tuo momento refrattario e lasciarmi qui nel mio momento cosmico estatico asfittico stitico ah se ti amo.
Ma ti amerei certamente di più se solo tu, se solo tu non avessi quell’aria così paziente con me, come se fossi una bambina da sopportare, educare, tollerare. Insomma cosa vuoi?
Sei così buono con me tu, lo so che non sai dirmi di no, oh no! non dire niente, non è necessario. La verità è che ti senti in competizione con me ma non devi, davvero.
Sono una donna libera, indipendente, autonoma, eh sì, sei un uomo fortunato tu, ma non fare tutti quei rumori con la bocca cristodiundio cosa stai mangiando un pluriball? Devo insegnarti a stare a tavola, se non ti amassi come ti amo.
Cosa? Cosa dici? Aspetta bevi. Cosa vuoi adesso, giocare? Sei cresciuto tesoro non te ne eri accorto? E’ arrivato Jerry Scotti, compra una vocale e gira la ruota, sì, dai.
V-A-F-F-A-N-C-U-L-O.
Sei proprio un bambino, tu.